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Per te in regalo la fotografia di Elena Berera con il testo dell'aria

"Lascia ch'io pianga"  

L’aria che vi proponiamo è cantata da Almirena mentre è prigioniera della maga Armida. Re Argante, approfittando della prigionia della fanciulla, le si propone. Almirena reagisce con uno struggente canto di libertà, dove soprattutto i primi due versi...
Lascia ch’io pianga
mia cruda sorte…

al di là della trama dell’opera sono diventati nel tempo metafora (tra le più musicalmente toccanti) di tutte le sofferenze che donne e uomini patiscono in ogni epoca. E a tutti coloro che provano e proveranno dolore – a causa di qualcun altro o di una malattia, o di una sopraffazione – queste note e queste parole suonano immediatamente come una forma di consolazione, che non s’esaurisce nello spazio della musica, perché l’essenzialità poetica del testo lirico e la meraviglia melodica creata da Händel sono così potenti da entrare nella mente e “suonare” anche nel più assoluto silenzio. Il compositore tedesco – che a Londra era osannato e scriveva per le feste, i fuochi d’artificio, le celebrazioni sul Tamigi, il teatro d’opera – aveva il dono di incidere le sue arie brevi nella memoria degli spettatori. Per cui questi versi…
Lascia ch’io pianga
mia cruda sorte…

anche se non li avete mai sentiti prima non li dimenticherete più, e nell’attacco della loro melodia non riuscirete a decidere se prevale la tenerezza, la tristezza, la rassegnazione, l’orgoglio, l’impotenza davanti al destino o il fascino consolatorio. Dei versi, alla fine potrete quasi immaginare gli applausi scroscianti per Händel, i fiori, gli inchini dei potenti al Teatro HayMarket di Londra, sede della prima rappresentazione di Rinaldo.

“Lascia ch’io pianga” è davvero una sintesi artistica di sofferenza esistenziale.
Buon ascolto.

 

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